Cercando di invertire le cause
Potrei parlare di “perseversione”, in questo caso…
L’altra sera, discutendo con un amico che siede in consiglio comunale nel mio paese, questi mi raccontava come la giunta ed il sindaco, giunti agli ultimi due anni del loro secondo mandato, siano totalmente inattivi.
Praticamente, l’amministrazione comunale non esiste più.
O, se formalmente esiste, fra i vincoli di bilancio venuta meno l’esigenza di correre nuovamente alle elezioni per conservare il posto, non hanno più motivazioni ad agire.
Non si prendono più decisioni incisive, non si azzardano neppure più programmi… tutto è limitato alla gestione spicciola dell’esistente, demandata ai tecnici. Il sindaco ha persino smesso si farsi vedere in giro, di esercitare il suo ruolo pubblico.
Ho trovato la cosa non solo demenziale, ma decisamente perversa.
In altri paesi, come in USA, gli ultimi due anni sono il momento più “politico” di un mandato amministrativo, perché sono il momento in cui il governo può portare avanti azioni strettamente politiche (quasi partigiane) senza dover più temere il giudizio delle urne.
Da noi no…
Da noi, il limite di due mandati non opera come sprone per incentivare azioni politiche di rinnovamento profondo, no: opera come disincentivo.
Anziché approfittare del fatto di non doversi più sottoporre al giudizio delle urne per portare avanti proposte ed idee delle quali sarebbe difficile convincere i cittadini (perché innovative, complesse, rischiose…), rispetto alle quali tuttavia si è fortemente convinti, si rinuncia a fare alcunché.
Il che rende palesemente evidente come l’interesse degli eletti sia, sempre più, solo quello di conservare lo scranno, la poltrona. E che, venuto meno questo interesse, gli stessi non trovino più motivazioni ad operare.
Il che ci dimostra come le azioni degli amministratori siano sempre più dettate dall’esigenza di ricercare il consenso, piuttosto che lavorare per il bene della comunità.
Inutile dire che questo è un danno enorme per le comunità.
Tutto questo è paradossale, persino perverso.
Il limite di due mandati per le amministrazioni, oltre ad evitare pericolose incrostazioni di potere, poteva portare come effetto ulteriore quello di concedere maggiore libertà d’azione agli amministratori durante l’ultimo mandato, spingendoli a rischiare (politicamente) qualcosa in più. Ad innovare.
Invece no: il risultato è stato quello di togliere qualsiasi motivazione.
Tolta la spinta della ricerca del consenso, è come se le amministrazioni non trovassero più alcuna ragion d’essere.
Povera italia.
povera. sempre più povera.
(anche se da noi è un isola quasi felice, da questo punto di vista, e alla fine del secondo mandato si sono – ragionevolmente – evitate solo le decisioni più “scomode” e controverse)
Ho la netta impressione che il principio sia valido anche al di fuori del tuo ambito locale…
Dopo il mandato i nostri eroi si ritrovano nei consigli d’amministrazione delle partecipate, dove il non aver operato per il benessere della comunità fa curriculum.
Potrebbe essere la migliore proposta politica: creeremo 60 milioni di posti in consigli d’amministrazione!
(ovviamente scherzo)
E’ ciò che già fanno: la politica è la loro “passione”, dunque è per sempre ..
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