Recensione 57 : “Ten”

Che questa sia solo la continuazione della mia infatuazione per l’Iran? Possibile.
Non di meno, il nome di Abbas Kiarostami non mi era nuovo neanche prima di viaggiare attraverso la moderna Persia. Semplicemente, non avevo ancora avuto occasione di vedere i suoi lavori.

Nelle ultime settimane, invece, ho deciso che era giunto il momento per affrontare finalmente il cinema del regista iraniano. In poche settimane, ho guardato “Copia Conforme” (una storia d’amore, traduzione, arte e matrimonio con Juliette Binoche, con molto potenziale ma francamente deludente), iniziato “Like someone in love” (momentaneamente in sospeso, causa assenza di sottotitoli dal giapponese) e infine visto “Ten“.

Il film e’ stato giudicato dal Guardian fra i 100 migliori film del XXI secolo, il che mi e’ sembrato un criterio sufficiente a motivarne la visione. Piu’ che un vero e proprio film, potremmo considerare “Ten” un documentario (sebbene non sia chiaro fino a che punto le storie che lo compongono siano vere o di fantasia). Uno spaccato dell’Iran contemporaneo.
Girato in camera fissa, posta sul cruscotto di una macchina che gira per le strade di Teheran, “Ten” racconta uno squarcio di vita della protagonista, l’attrice e regista iraniana Mania Akbari, attraverso dieci incontri e dialoghi che si svolgono fra la stessa e gli altri personaggi mentre questa guida attraverso Teheran.

Fil rouge che lega gli episodi sono gli incontri col figlio e l’evoluzione del rapporto fra i due. A questo si aggiungono incontri con la sorella ed altri personaggi (notevole quello casuale con una prostituta, che apre uno squarcio su aspetti della vita in Iran quasi impensabili, tanto sono occultati dalla retorica ufficiale da entrambi i fronti), tutti in una costante evoluzione di alti e bassi che narra i flusso delle differneti vite di ciascun personaggio.

Ma gli incontri e i viaggi in macchina non sono altro che occasione e sfondo per i dialoghi nei quali i protagonisti affrontano diversi temi delle proprie vite, primi fra tutti amore e matrimonio (nel loro profondo legame), assieme al tema della liberta’ individuale in relazione agli altri, specie per le donne (clinging on others e’ un leit motiv delle discussioni fra le donne che salgono nell’auto guidata da Akbari), con cambi di prospettive che si susseguono in parallelo ai cambiamenti di stato nelle vite di ciascun personaggio.

Tutto questo rende il film in se’ un prodotto lontano dal mainstream e dai comuni (commerciali) canoni della cinematografia. Un prodotto “di nicchia”, se vogliamo, quasi “controcultura”. Non a caso, il film e’ stato definito dal Los Angeles Times a conceptual tour de force“, che ci guida in modo inaspettato, quasi non-strutturato, fra alcuni dei temi piu’ profondi, difficili e “scottanti” della vita.
Insomma, non la commediola con Paul Rudd. Lontani anche dallo stile piu’ movimentatamente hollywoodiano di Iñárritu. Se vogliamo, in qualche modo, Kiarostami mi sta ricordando i lavori di Bergman.

Conclusione: non il prodotto cinematografico che i piu’ cercano, non esattamente il film che vorreste vedere per svagarvi da una giornata di lavoro. Semmai, un prodotto quasi da cineforum. Non di meno, un film gradevole, molto interessante e, a suo modo, coinvolgente.

Post scriptum: avevo abbozzato questa recensione a settembre dello scorso anno ed e’ rimasta allo stato di bozza da allora. Rileggendola ora, posso solo confermare quanto avevo inizialmente scritto. Le stesse impressioni, le stesse sensazioni vengono gradevolmente rievocate se ripenso a “Ten“. Lo consiglerei fortemente, un piccolo viaggio di scoperta (dell’Iran e, tramite i personaggi, anche di se’ stessi).

Questa voce è stata pubblicata da redpoz.

4 thoughts on “Recensione 57 : “Ten”

  1. Sai cosa sarebbe interessante? Un film (o anche un libro) sull’uso di droghe in paesi che per noi sono semplicemente dei “nomi”, proprio come l’Iran. Hai qualche informazione in merito?

    P.S.: perché dal giapponese?

  2. Adoro il fatto che tu abbia recensito un film lontano dal mainstream, perché questa è esattamente la missione del mio blog: dare spazio a film (e libri) che hanno avuto meno successo di quanto meritassero. Sapere che c’è qualcuno che gli scopre grazie a te è sempre una grande soddisfazione.

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