Soyons iconoclastes (2)

Il dibattito sull’opportunità o meno di rimuovere delle statue ha lasciato in me la sensazione che si stesse approcciando il problema in modo ideologico, sopratutto in quanto all’apparenza anti-ideologico. Di seguito alcune riflessioni.

Il problema di fondo, che troppi sembrano non considerare, è che le statue non sono semplici elementi di decoro urbano (ma quando mai il decoro urbano è solo decoro urbano?). Invece, esse sono il prodotto della storia, di una storia assai specifica. E la storia, come ci ricorda Marx, è sovrastruttura, ovvero a sua volta il prodotto dei rapporti di forza presenti nella società. Essa è l’espressione dei valori e delle visioni di una classe “dominante” in un dato momento storico. Il senso de “la storia la scrivono i vincitori” sta tutto qui. E con ciò, essi la inscrivono pure negli spazi pubblici. Perché la sovrastruttura diventa essa stessa strumento di dominio, strumento per imporre quell’egemonia gramsciana, ovvero l’accettazione da parte dei subalterni delle premesse di un dato sistema di potere.

Ma proprio quanto strumento di dominio, l’inscrizione negli spazi pubblici di una certa visione della storia è soggetta a contestazione, rivisitazione, sfida (challenge) da chi ne è sottoposto.
Nulla di strano, dunque, che ciclicamente appaiano rivendicazione per rivedere le iscrizioni pubblicamente accettate (dunque: celebrate, promosse).

Per quanto abbia poca passione per le formule simil-matematiche, il tutto può essere espresso abbastanza chiaramente con una di esse, qualcosa più o meno simile (perdonate eventuali inesattezze, dovute alla mia pressoché nulla dimestichezza con le equazioni):Senza nomeTradotto in altri termini, vorrebbe dire che la meritevolezza di un monumento è il risultato di una comparazione fra i meriti ed i demeriti del soggetto immortalato, in rapporto al tempo. Ove il rapporto al tempo indica e trasporta in sé il mutato giudizio di valutazione dato dalla sovrastruttura storica sulle azioni poste nella bilancia: al momento dell’originaria costituzione del monumento e al momento della successiva ri-valutazione.
E’ quasi intuitivo, infatti, che questa valutazione dipenda dal momento storico (nei termini di cui in premessa: dall’espressione ideologica dei rapporti di forze presenti in società in un dato momento).
Perché, ad esempio, le statue di Saddam Hussein furono rimosse dopo la sua caduta (o perché, in alcuni casi, furono rimosse le statue di Lenin e Stalin dopo la caduta dell’URSS)? Perché non rappresentavano più il rapporto di forze della realtà: esse, forse, lo rappresentavano nel momento in cui furono erette, nel momento in cui Saddam al potere poteva imporre la propria immagina sulla popolazione irachena e probabilmente una larga parte di quella popolazione ne condivideva una visione positiva. Il mutamento degli eventi storici ha reso quelle statue (la rappresentazione del reale che immortalavano) obsolete: il giudizio sui crimini, sui fallimenti politici, militari, amministrativi, il malcontento sociale hanno prevalso  su quell’immagine (di potenza, di autorità, di successo, di ammirazione…).
In questo consiste l’astoricità.

Alcuni esempi potrebbero chiarire l’idea. Sia chiaro che questi sono esempi ipotetici (specialmente nei valori numerici), esemplificativi e limitati (ipotizzo solo alcune voci di possibile merito/demerito e non rappresenta una valutazione puntuale delle vite dei soggetti in questione) e non riflettono necessariamente il mio personale giudizio sui soggetti in questione. I cambiamenti numerici dovrebbero riflettere la mutata valutazione storia nel comune sentire.

Soggetto Meriti originari Demeriti originari Risultato originario Meriti attuali Demeriti attuali Risultato attuale
Edward Colson MP (10)
donazione (50)
Schiavista (-5) 10 + 50 – 5= 55 MP (10)
Donazione (10)
Schiavista (-50) 10 + 10 – 50 = -30
Winston Churchill WW2 (100)  Imperialista (-5) 100 – 5 = 95 WW2 (99) Imperialista (-15) 99 – 15 = 94
Colombo “Scoperta” geografica (50) Genocidio (-10) 50 – 10 = 40 “Scoperta” geografica (45) Genocidio (-30) 45 – 30 = 15
Stalin (Ucraina) Rivoluzione (10)
WW2 (15)
Sviluppo (5)
Genocidio (-20)
Oppressione (-10)
10 + 15 + 5 – 20 – 10 = 0 WW2 (5)
Sviluppo (1)
Genocidio (-40)
Oppressione (-20)
Rivoluzione (-10)
5 + 1 – 40 – 20 – 10 = -64
Stalin (Russia) Rivoluzione (10)
WW2 (40)
Sviluppo (15)
Oppressione (-10) 10 + 40 + 15 – 10 = 55 Rivoluzione (5)
WW2 (37)
Sviluppo (5)
Oppressione (-20) 5 + 37 + 5 – 20 = 27

E il giochino potrebbe andare avanti a lungo (Vittorio Emanuele?)…
In ogni caso, questo gioco iper-semplificato ci dà una discreta idea dell’evoluzione nel sentire e di quella che potrebbe essere la meritevolezza di certe statue: Colson must fall (per riprendere un slogan sudafricano); Churchil shall stay (in fondo la memoria della Seconda Guerra Mondiale è ancora troppo forte).
In sostanza, è sempre necessario un lavoro di contestualizzazione e re-contestualizzazione storica dei monumenti: sono figli delle loro epoche e le lenti interpretative e valutative con cui venivano guardati allora sono diverse da quelle di oggi.
Il giudizio sull’opportunità o meno della loro permanenza negli spazi pubblici sta, a mio avviso, soprattutto qui. Perché eventuali esigenze di storicità possono essere preservate in altri spazi, come i musei.

Ciò detto, non credo necessariamente che la soluzione debba essere quella della distruzione o rimozione delle statue. Anzi: troverei molto più adeguato allo scopo pubblico legato alla loro creazione una ri-contestualizzazione anche del monumento in sé, come ad esempio nel lavoro proposto da Bansky per Colson.

Questa voce è stata pubblicata da redpoz.

5 thoughts on “Soyons iconoclastes (2)

  1. Sono d’accordo praticamente su tutto, ma forse l’unica soluzione è desacralizzare le statue: il problema non è che ci sia una statua, ma che venga giudicata intoccabile (e che ogni atto per ridiscuterla venga concepito come violenza, come dicevamo da me).

    • D’accordissimo con te.
      Questa sacralità, probabilmente, si giustificava quando le statue erano effigi di sovrani (o detentori del potere in genere), quindi collegate ai reati di oltraggio. La cosa si è probabilmente generalizzata e istituzionalizzata a tutti i monumenti, ma sarebbe opportuno superarla.

  2. la non-rimozione è comunque per popoli che non hanno una particolare attitudine a metabolizzare il passato (altro modo di tradurre la “desacralizzazione” dela statua di cui al commento di gabriele). noi, ad esempio.

    • Non so se hai visto un breve servizio di Rai3 ieri sera, proprio sulla rimozione di monumenti dedicati a personaggi coloniali in Cameroon… ho avuto l’impressione che (sebbene trovi quelle rimozioni giustificatissime nel 99,999% dei casi) questa prassi tracimi facilmente nel non-metabolizzare la storia.

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