Recensione 65: “The Sorrow of War”

Sto per commettere un delitto.
Sto per cominciare la recensione di un’opera prima di averla finita.
E sto per dirvi che mi è piaciuta, molto, e che la raccomando enormemente.

Ecco, commesso il delitto. Arrivato appena a pagina 55 di 240.

Questo libro è “The Sorrow of War” dello scrittore vietnamita Bảo Ninh.
Anche questo libro è stato oggetto di lunghe ricerche (piu’ confuse, sebbene fortunatamente meno lunghe che per Remarque – curioso notare che questo libro sia stato accostato proprio al testo piu’ celebre dell’autore tedesco). Anche questo, consigliatomi da un prof al SOAS. Come si capisce se un docente è bravo? Dai libri non accademici che consiglia.

The Sorrow of War” offre una narrazione della Guerra del Vietnam dalla prospettiva dei soldati nord-vietnamiti, e già questo basterebbe a renderlo un libro di interesse. Ma il libro non si ferma qui, va oltre: va a scavare nel post-conflitto, a rappresentare aldilà di tutta l’agiografia e la propaganda del conflitto, il protrarsi delle sofferenze, dei traumi.
In un colpo solo, Bao Ninh riesce a scalfire sia l’immagine che l’occidente si era fatto dei nemici “charlie – musi gialli“, sia quella che il Vietnam aveva costruito di sé stesso. Immagini parimenti false e romanticizzate. Superfluo dire che la cosa ha creato qualche malumore.

Se dovessimo recensirlo per slogan, potremmo dire che “The Sorrow of War” è una via di mezzo fra un “Nato il Quattro Luglio” in stile nord-vietnamita e “Platoon” visto dagli occhi di “charlie“.

Bao Ninh guida il suo protagonista in un flusso di flashbacks fra il periodo ante-guerra, gli episodi del conflitto e il lungo, confuso post-conflitto. Questo flusso apparentemente concitato, dai contrasti aspri offre una buona rappresentazione tanto degli orrori della guerra, quanto degli orrori del post-guerra, delle difficoltà dei veterani a ri-adattarsi a quella che banalmente chiamiamo “normalità”.
Soprattutto i ricordi degli scontri e delle violenze della guerra appaiono particolarmente meritevoli. Pur senza risparmiare orrori, Bao Ninh riesce a presentarli senza scadere nella volgarità (merito, occorre dirlo, anche della traduzione). Notevole la scena dell’aeroporto dopo la caduta di Saigon, con un soldato che dorme accanto al cadavere di una donna nuda (presumibilmente violentata dai suoi compagni), uno che ne getta il cadavere con osceno sprezzo ed un terzo che vorrebbe sparare agli altri due. In realtà, pare dirci il racconto di Ninh, sono la stessa persona.
Ma tutti i passaggi relativi alla vita successiva al conflitto non sono da meno: senza avere forse la stessa forza immaginativa di quelli di guerra, rendono bene il complicato, disordinato, intreccio di noia, perdita di senso, disperazione, paura, angoscia, speranza, che il ritorno alla vita civile comporta. Anzi, in fondo è proprio questo l’aspetto che ho maggiormente apprezzato del libro, un tema non facile e spesso sottovalutato.

The Sorrow of War” non ha forse la profondità filosofica di Camus, o l’epica e il ritmo di Hemingway (o forse semplicemente non sono in grado di apprezzarli io, in questo continuo flusso di coscienza del testo). Nondimeno, non riesco a togliermi dalla mente l’idea che sia probabilmente il libro migliore che ho letto da un po’ di tempo.
In effetti, il continuo accavallarsi e sovrapporsi di episodi diversi forse sacrifica un po’ la leggibilità, ma svolge bene il compito di rendere lo stato d’animo agitato del protagonista, soprattutto nella sua ricerca di un passato “intatto” cui aggrapparsi.
Pur senza un’apparente epica, certi passaggi raggiungono poi picchi di intensità narrativa travolgenti, di una sofferenza viva, toccante, quasi difficili da assorbire.

Arrivo alle ultime pagine e non posso che, semplicemente, confermare il giudizio che già le prime mi suscitavano: un tema difficile e sgradevole, uno stile a volte impegnativo, ma “The Sorrow of War” è un libro che merita decisamente di essere letto. Probabilmente il migliore che ho letto da un po’.

Questa voce è stata pubblicata da redpoz.

2 thoughts on “Recensione 65: “The Sorrow of War”

    • Direi che fa molto di più.
      Infrangere i miti sulla guerra del Vietnam (specie da parte vietnamita) è già molto, ma indagare come fa Bao Ninh sui traumi post-conflitto di una generazione è un lavoro ancora maggiore, di portata universale.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.